Scudetto Napoli, altro che miracolo
Napoli dominante: ecco perché lo scudetto era ampiamente prevedibile, ma a Spalletti vanno attribuiti meriti per un qualcosa di straordinario...
Già ad agosto veniva da compatire coloro che prefiguravano scenari apocalittici per questo Napoli. Assurdi personaggi che si recavano a Dimaro con i cartelloni con la scritta A16. Altri improbabili eunuchi che issavano striscioni demenziali ironizzando sugli acquisti. “Un bel tacer non fu mai scritto” per ricordare i versi del poeta amatore Iacopo Badoer. Versi erroneamente attribuiti al Sommo Poeta Dante Alighieri.
Le altre si sono mosse sul mercato in maniera scellerata. United e Chelsea si sono liberati in fretta e furia di Pogba e Lukaku per i noti problemi fisici dei due. Inter e Juve hanno ripreso due “pacchi”. Di Maria è un calciatore di indubbia classe, ma non può garantire continuità per tutta la stagione e le noie fisiche non sono mancate. Il Milan, dal canto suo, ha perso un giocatore chiave come Kessie. Giroud e Ibra, quasi 80 anni in due, non potevano non risentire dell’età. Un giocatore modesto come Origi non poteva incidere. A dispetto dell’assurda leggenda metropolitana secondo cui un calciatore di Premier domina in Serie A.
Eppure non possiamo certo attribuire questo cammino del Napoli alla semplice modestia delle altre. Criticare una squadra a luglio è come criticare una casa in fase di ristrutturazione. Una casa il cui progetto è a disposizione del direttore dei lavori, il quale lo ha già esposto in grandi linee. Bisogna avere un quoziente intellettivo di un fagiano per rendersi protagonisti di queste figure ben poco edificanti. E la parte più meschina del tifo napoletano, quella del sottobosco del web, ha dimostrato di non avere alcuna competenza.
Se ne è andato Insigne. A giugno sembrava fosse andato via il Maradona ’86, adesso viene reputato un giocatorino. Mertens sembrava quello del 2017 a giugno, ora è reputato un ex calciatore. Il punto è che il Napoli ha mandato via calciatori a fine ciclo per piazzare colpi mirati. Ci riferiamo naturalmente a Kvaratskhelia, geniale intuizione di Giuntoli. Con buona pace delle notizie che vogliono il calciatore sotto la lente di ingrandimento di tutti i club del mondo da quando aveva sì e no 5 anni. Abbiamo parlato recentemente di Kim e del suo successo annunciato. Raspadori e Simeone erano tra i migliori attaccanti della Serie A.
La rosa si è liberata di alcune zavorre, per poi acquistare calciatori di indubbio valore. Gattuso viene reputato scarsissimo da tanti, ovviamente non dal sottoscritto. Se però questa rosa ha fatto 77 punti con lo “scarsissimo” Gattuso, che ha avuto Osimhen al primo anno, il quale ha saltato tantissime partite, perché questa attuale non avrebbe potuto totalizzare una decina di punti in più? Il ragionamento era elementare, ma in pochi sono stati capaci di farlo.
Bastava conoscere un po’ di calcio internazionale e le condizioni in cui i calciatori sono arrivati nelle rispettive squadre per sentenziare sul campionato. Impossibile farlo a giugno o luglio, ma ad agosto si poteva parlare di scudetto annunciato. Il sottoscritto non ha la sfera di cristallo e non si ritiene certamente un genio, ma ne era convintissimo da settembre. C’è da dire che Spalletti ha fatto finora un lavoro sopraffino tout court, convincendo anche in Europa. Naturalmente fino a prova contraria (vedasi gara di domani). Aspettarsi un primo posto, magari con 85-87 punti, sembrava un’ovvietà. 50 punti nel girone d’andata e un girone di Champions dominato va invece oltre ogni più rosea aspettativa.
Vincere questo scudetto con questa rosa era perfettamente aspettabile. A fine agosto il Napoli, agli occhi di un osservatore attento, era una squadra sicuramente fortemente candidata per il titolo. La si poteva dare per favorita e anche per probabile vincitrice. Questo dominio così netto è però frutto del lavoro straordinario del tecnico. Senza un lavoro così sincronico tra dirigenza, tecnico e staff questo gioiello non si sarebbe mai materializzato. Certo, con lavoro come quello dell’anno scorso (e i rinforzi), il Napoli avrebbe comunque vinto questo titolo, ma non avrebbe cannibalizzato la Serie A.
A Napoli la gente non riesce più a ragionare obiettivamente su Sarri. Naturalmente a partire dal suo accordo con la Juve nel 2019. Il lavoro del tecnico tosco-napoletano fu a dir poco ragguardevole. 91 punti furono tantissima roba per una rosa meno profonda rispetto a quella attuale. Eppure Spalletti ha l’enorme merito di essere riuscito a cementare un gruppo, coinvolgendo quasi tutti. Un Gaetano non ha avuto solo “garbage time”, ma è stato gettato nella mischia in due gare vinte dal Napoli nel finale. Ci riferiamo a quelle contro Spezia e Roma dell’andata. Zerbin è stato messo nel secondo tempo della gara contro il Liverpool. Sul 4-0, d’accordo, ma sempre contro i vice campioni d’Europa pronti a pressare, mossi da un moto d’orgoglio.
Naturalmente Kvaratshkelia si è rivelato un top player, oggettivamente superiore rispetto al pur bravo Insigne. Con una stagione intera Osimhen si sta finalmente affermando come uno dei migliori nove al mondo e come di gran lunga il migliore della Serie A. C’è da dire che questo Napoli, tuttavia, ha solo due nuovi nella formazione titolare. Due più Meret, che era il portiere di riserva, e si è scollato di dosso le pressioni della concorrenza. Grande risposta da parte di un estremo difensore stimatissimo dagli addetti ai lavori.
Con Gattuso, il cui lavoro non era assolutamente tutto da buttare, Lobotka era sfiduciato. “Grasso” e “poco professionale” sono epiteti che sembrano lontani ricordi. Spalletti gli ha dato fiducia sin da subito. L’addio di Fabian ha “liberato” sia lo slovacco che Zielinski, tornato ai livelli di due anni fa. Anguissa sembra Alemão dei tempi d’oro. Alcuni calciatori hanno completato il processo di maturazione. Oltre ai già citati, non possiamo non parlare di Elmas. Il macedone faticava a tirare fuori il proprio potenziale. Quest’anno è un dodicesimo uomo efficace come pochi.
In conclusione, se questo dominio porta inciso inequivocabilmente il nome di Spalletti, il titolo era annunciato a fine mercato. Avversarie credibili non ve ne erano. La Juve ha portato avanti un mercato fallimentare. L’Inter ha gestito male il caso Skriniar ed era palese che Lukaku non tornasse mai a certi livelli. Il Milan ha perso un giocatore chiave e le punte sono troppo in avanti con gli anni. Le romane non possono neanche essere considerate. L’Atalanta è in ricostruzione e sta balbettando nonostante la testa alle coppe. Pertanto, lo scudetto era la naturale conseguenza del lavoro del Napoli e degli errori delle altre.
Di miracolo si potrebbe iniziare a parlare, eventualmente, da domani sera. Giocarsela alla pari con i top club europei, e non con squadre cimitero degli elefanti, può far gridare, giustappunto, a un miracolo. Poi se dovesse succedere l’imponderabile (non naturalmente uno scudetto annunciato) allora vorrà dire che un santo laico argentino avrà interceduto come ha fatto con la sua nazionale ai mondiali…
Vincenzo Di Maso