Napoli-Genoa si gioca proprio nella settimana in cui il sogno scudetto, toccato da agosto ad oggi, sembra più lontano.
Prima dei rispettivi impegni, il Napoli si trova a -4 punti dai bianconeri.
Napoli Genoa nel 1990: anche allora il titolo sembrava sfumato
Nel 1990, anno del secondo scudetto, Napoli Genoa si giocò in uno scenario simile.
Era la ventisettesima giornata, allora il torneo contava 34 gare complessive e nessuno scommettitore avrebbe puntato mille lire sugli azzurri.
I partenopei erano scivolati a -2 dal Milan in seguito a due trasferte infauste a Milano, con rossoneri e nerazzurri, da cui il Napoli era uscito con le ossa rotte.
Tre reti contro il Milan, tre reti contro l’Inter, un totale di sei reti al passivo, di cui ben cinque su palloni aerei.
Le due scoppole avevano avuto come intermezzo una vittoria con la Roma, ma in generale il Milan scoppiava di salute ed era troppo vivido il ricordo di due anni prima, quando il team di Sacchi soffiò il titolo agli azzurri.
In un’atmosfera mesta giunse il Genoa, ancora guidato dal Professore Scoglio.
I liguri non stavano disputando una grande stagione ma in trasferta subivano pochissime reti.
Era il Genoa dei tre uruguaiani: Perdomo, Paz ed Aguilera.
Di questi solo la punta Aguilera scrisse pagine importanti in Italia, mentre Perdomo fu oggetto dell’ironia feroce di Boskov, secondo cui il proprio cane giocava meglio!
C’era anche Signorini buonanima e l’ex eroe di Spagna Collovati, oltre ai napoletanissimi Torrente e Ruotolo a guardia della porta di Braglia.
Nel Napoli mancava Diego e accanto a Careca giocavano Mauro, proprio lui, e Zola.
La prima frazione fu brutta, la squadra di Bigon era visibilmente scossa e imballata e Braglia visse un primo tempo soporifero.
Allora il pubblico era franco di cerimonie, come si suol dire, ed accolse il Napoli al rientro negli spogliatoi tra fischi e pernacchie.
Il Napoli si scosse giusto in tempo per passare in vantaggio con Francini ad inizio ripresa, salvo poi farsi raggiungere dal trequartista Ruben Paz a dieci minuti dallo scadere.
Apriti cielo!
Il finale di gara
Il pubblico replicò la poco piacevole colonna sonora e il Napoli giocò, come spesso accadeva quell’anno, solo con la forza dei nervi.
Geometrie zero, corse a testa bassa, palloni buttati a casaccio dal centrocampo verso l’area.
Nell’ultimo assalto, Crippa si improvvisò ala sul vertice sinistro e crossò di destro, chiudendo gli occhi.
Ne nacque una mischia paurosa, Careca e Zola provarono a decapitare Braglia, fino a quando un rimpallo non premiò proprio il sardo con la undici che mise in rete!
Al termine non vi furono canti sotto la curva, il pubblico reiterò la contestazione e nei filmati youtube sulla gara si può ascoltare un Gianfranco Zola visibilmente amareggiato.
Allora nessuno poteva immaginare che quel goal avrebbe avuto un peso enorme, la manovra asfittica degli azzurri non autorizzava sogni di gloria.
Oggi questo Napoli non appare spento ed opaco come il suo predecessore, ha però come allora un avversario in testa alla classifica apparentemente invulnerabile.
Speriamo di poter assistere ad un epilogo simile.
Marco Bruttapasta