Kim, sconosciuto a chi?

Smontiamo la narrazione di un Kim "scommessa" o "sconosciuto ai più": anche per le garanzie di Mourinho, ecco perché il coreano era un craque annunciato

Il Napoli ha acquistato Kim Min-Jae nel mercato estivo. Il sudcoreano è stato ufficializzato il 27 luglio. Arrivato in ritiro, si è subito integrato cantando Gangnam Style utilizzando una bottiglietta d’acqua a mo’ di microfono. C’è da dire che il ragazzo era “attenzionato” – calco quantomeno sui generis, ma oramai utilizzato su larga scala – da Giuntoli da un bel po’.

Il sottoscritto si era appassionato alla Chinese Super League dall’approdo di calciatori europei avvenuto nel 2016. Un boom iniziale a cui non è stato dato seguito. Kim è approdato in Cina qualche anno dopo, nello specifico nell’annata 2019. In precedenza aveva giocato (e convinto) con la maglia della squadra della Hyundai. A Pechino ha subito dimostrato di essere un calciatore “illegale” per il calcio cinese. Inoltre, le sue prestazioni in nazionale sono state un continuo crescendo. Chi scrive si era immediatamente reso conto delle qualità fuori dall’ordinario del ragazzo. Figuriamoci gli addetti ai lavori, che hanno a disposizione una serie infinita di video sui calciatori sotto la lente d’ingrandimento.

José Mourinho non ha fatto mistero di ammirare il coreano. Ai tempi del Tottenham lo aveva proposto alla dirigenza degli Spurs. Levy non era poi riuscito a trovare l’accordo con il Beijing Guoan. Lo stesso Cristiano Giuntoli seguiva il ragazzo dai tempi del campionato cinese, così come una serie di DS e osservatori europei. Su di lui, tra i tanti club, c’erano anche Lazio e PSV. Ad acquistarlo lo scorso anno è stato il Fenerbahce, l’unico club disposto a venire incontro alle richieste del club cinese. La prima stagione in Europa di Kim è stata eccellente. Consacrazione definitiva per un gigante indomito e dal carattere forgiato sin da ragazzino.

Il giovane Kim ha aiutato i genitori che gestivano un ristorante di pesce a Tongyeong. Noto è l’aneddoto della sua “prima” con la nazionale under 17. Ingegnosa la trovata per accompagnare il ragazzo nel ritiro della nazionale, unendo l’utile al dilettevole. “Il camion era davvero molto grande, circa 15-20 tonnellate”, ricorda Kim. “Aveva un serbatoio d’acqua dove potevano mettere il pesce fresco. Ricordo il giorno così chiaramente perché l’eccitazione era enorme. Mi è dispiaciuto solo che mio padre sia poi dovuto andare in un’altra città per portare del pesce. “Era la mia prima convocazione in Nazionale, ero molto giovane ed ero un po’ timido e mi vergognavo ad arrivare così. Gli altri ragazzi sono arrivati ​​con macchine normali. Ma è stata una storia molto bella per me. Sono vicino a mio padre e questi sono i momenti che mi hanno reso quello che sono”.

Si parla tanto di impatto con il calcio europeo. Eppure i calciatori asiatici davvero bravi non hanno avuto alcun problema di adattamento. Basti pensare a Nakata e ai vari giapponesi che giocano o hanno giocato nel Vecchio continente. Oppure all’ex United Park. I giapponesi riescono a essere glaciali grazie al loro carattere “zen”. Kim è invece cristiano, come si nota da alcuni tatuaggi “alla Lavezzi”. Punto in comune con la cultura napoletana, di cui la devozione per Gesù è uno dei tratti distintivi. Inoltre, un ragazzo che proviene da un Paese in cui la disciplina e l’etica sono tra le basi culturali è favorito in termini di adattamento.

In Turchia si gioca in ambientini niente male. Sono tante le volte in cui un calciatore fa la differenza in un campionato cosiddetto minore e si ripete in palcoscenici più importanti. Ci riferiamo all’aspetto tecnico e non a quello ambientale. Basti pensare all’atmosfera degli stadi cinesi o turchi. Qualcuno asseriva che Kim avrebbe necessitato di mesi di ambientamento. Altri esponevano striscioni ironici non avendo la minima idea di chi fosse e come giocasse questo ragazzo. Un centrale imponente che ha portato molti a rivedere drasticamente le proprie condizioni, frutto di pregiudizi e di influenze pacchiane di alcune paginucole del sottobosco del web.

Fatto sta che José Mourinho conosceva a menadito questo corazziere sudcoreano. E non per averlo visto giocare in Turchia, bensì già dalle prime partite a Pechino. Il Tottenham è stato frenato dai dubbi circa un impatto con il calcio europeo. Le prestazioni strabilianti con al maglia del Fenerbahce hanno fatto aumentare la fila di società interessate. Giuntoli ha infine affondato il colpo per il suo pallino. E lo ha fatto anticipando la concorrenza del Rennes e del Porto. Il club portoghese è noto per avere l’occhio clinico su certi talenti. E nemmeno questa volta aveva sbagliato. Alla faccia del giocatore sconosciuto!

 

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