Gol all’ischitana

 di Umberto Chiariello

Cronaca di una giornata piovosa di calcio vissuto.
Sveglia alle 5:00.
Uscita alle 6:20 con ovvio ritardo di Giorgio e mother (appuntamento a Pozzuoli con Mister Nugnes alle 6:30: devo correre manco Nembo Kid!).
Traghetto modello Albania, ma il Mega Direttore Generale esimio Avv.Matacena, braccio destro dell’ineffabile Presidentissimo
D’Auria, accampa sicure motivazioni economiche di risparmio garantito (partita alle 11, manca solo la tenda da camping!).
All’arrivo dopo un’ora e mezzo tra ritardo e percorrenza (manco l’aliscafo per Lipari ci mette tanto) ci attende il pullmino prenotato.
Dimenticavo di dire che siamo 6 genitori impavidi, 15 atleti, 1 mister ed un dirigente factotum: totale 23 persone.
Il pullmino prenotato altro non è che due taxi ischitani 9 posti guidati dal prode Enzo e suo sodale.
Io esterrefatto dico: ma manca un terzo pullmino.
“Ma quando mai, ci stringiamo!”
Ed Enzo, novello Gesù, moltiplicò i pani ed i pesci stipando 23 persone, quasi 24 considerando la mia mole, in 16 posti.
Mia moglie prova l’ebrezza dello sbarco dei migranti a Lampedusa e lancia raggi protonici dagli occhi al mio indirizzo (io ovviamente faccio lo gnorri).
Matacena dorme beato, ma non sa che si è guadagnato alcune indulgenze in Paradiso.
Arriviamo al campo ed il papà di un terzino dispensa 30 banane perché il potassio è potassio (ma se non hanno sudato manco una goccia di sudore, che sali minerali devono reintegare?).
Morti dalla fame, i 15 si avventano.
Io con il dispensatore di banane e mia moglie al seguito, che mi dispensa ombrellate di gioia di soppiatto, scendiamo dal famoso Calise a Casamicciola dove oltre un buon caffè mi sparo uno sciù alla nocciola e la mia giornata assume immediatamente una connotazione celestiale.
Guantiera da 20 cornetti, perché zuccheri e carboidrati ai nostri eroi, svegli e digiuni dalle 5, non devono mancare.
I ragazzi timidamente chiedono: ma noi dobbiamo giocare, ci ‘o putimm magnà ‘o cornetto? Di fronte alle mie rassicurazioni certe e scientifiche si avventano sulla guantiera e la fanno ruognola ruognola.
Il caffè salva mister Lucio da una traforazione da colon di una mistura datagli dal custode dello stadio spacciata per caffè.
Il solito Varriale, gran giocatore con la capa per spartere le recchie, dà una botta col pallone nelle palle al capitano che resta a terra tramortito nel riscaldamento.
Lo salviamo dall’ira di Mister Lucio che lo chiude nel cesso e gli profferisce parole d’amore inenarrabili all’umano sentire.
Esce e mi dice: lo caccio!
Dopo un po’ la squadra entra in campo e Varriale indossa la numero dieci.
Le diplomazie hanno ottenuto un buon risultato nei negoziati di spogliatoio.
Varriale gioca e pure bene, ma ovviamente si fa ammonire nel finale, giusto per ricordare che lui è lui e perdete ogni speranza voi che gli parlate.
La mattina avevo letto le previsioni meteo che davano pioggia a catinelle dalle 11, proprio l’orario di partita.
Ma il taxista, che ha l’alluce verso, ci ha detto che Ischia ha lo scudo protettivo e non pioverà.
Comincia la partita e puntualmente Giove Pluvio la manda che Dio la manda: piove a dirotto. E da dietro la montagna sbucano altre nuvole minacciose.
Si volta mia moglie, bardata con triplo strato di giubbotto anti proiettile, sciarpone e non so quale pecora scuoiata, stile clochard in Scandinavia, e fa: Marò, si è rotto lo scudo su Ischia!
La partita procede alla grande, Giorgino decide che del bagnato se ne fotte e gioca coi piedi manco fosse Falcao cercando di misura i centrocampisti (non sbagliando un passaggio!); mentre i brividi ci corrono lungo la schiena, si sente don Lucio dalla panca che urla amorevole, manco un vitello sgozzato: “Gioooooo, votta annanz!!!!!”
Primo tempo 2-0, grazie al Toro Casolla e ad un rigore del magnifico Festa, gran giocatore al cospetto di Dio, ma nella ripresa accorciano e tremiamo.
Nel frattempo mia moglie mi allieta la partita con una serie di ponderate considerazioni tecnico-tattiche:
A) maledetti l’ora ed il momento che ti ho incontrato;
B) maledetti l’ora ed il momento che ho portato Giorgio in palestra delle elementari a 6 anni per fare calcetto, l’avessi portato a danza stavamo al calduccio al San Carlo.  Nel frattempo: a) tifa da paura, infatti si augura una sconfitta per 8-0 così o guaglione si leva o’ sfizio d’o pallone; b) corrobora tutte le maledizioni del mondo con una serie di ombrellate rivolte alla mia modesta persona; c) continua a bardarsi come una clochard in fin di vita in assetto anti-freddo.
Finalmente la partita finisce 4-1 per i nostri eroi, gran gol del capitano Gemma, le cui palle hanno ripreso a dar segni di vita, e del solito trascinante Festa, e negli spogliatoi si festeggia.

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Lucio già fa calcoli, convincendo tutti gli astanti che se vinciamo tutte le partite da qui alla fine forse entriamo nei play-off.
Lucio è di una simpatia travolgente ed ha una grande passione e vuol bene ai nostri ragazzi.
Quasi quasi gli credo.
Io però una convinzione vera da oggi ce l’ho: abbiamo una squadra.
E Giorgio sta diventando bravo, lui che è il cucciolo della compagnia.
Giornata memorabile e poetica: in fin dei conti un traghetto albanese, un taxi sfondato e stipato, un tempo di merda e una levataccia possono mai rovinare la poesia di una bella vittoria dal sapore antico?

Dico BUU.
Noi oggi abbiamo veramente vinto, al di là del risultato.
Perché lo sport vero è questo.

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